Lo statuto dell'Associazione Radioamatori Italiani

StatutoE’ ora di cambiare lo statuto della nostra associazione. Quello attuale è vecchio e ha bisogno di modifiche sostanziale, non di piccoli ritocchi. Il problema si era presentato anni fa quando la nostra associazione ha cambiato denominazione passando da Associazione Radiotecnica Italiana a Associazione Radioamatori Italiani. Ora si ripresenta. E’ una evoluzione normale e fisiologica. Oggi è più facile associarsi e mantenere i contatti e non solo con le radio. I rapporti con le amministrazioni e le istituzioni ha valenza locale, al più regionale. I vari tipi di associazioni, in particolare di volontariato e di promozione sociale, sono regolati, non solo dalle leggi dello stato, che forniscono linee generali, ma anche da leggi regionali che ne delineano i particolari.

E’ difficile, oggi, presentarsi alle amministrazioni locali con uno statuto nazionale vecchio, ed è inevitabile rapportarci con le istituzioni locali, vuoi per essere riconosciuti, nella nostra attività sul territorio, vuoi  per fini più utilitaristici come la necessità di una sede o una sponsorizzazione o un semplice patrocinio.

Il problema è molto attuale, tanto che numerose nostre sezioni si sono dotate di un proprio statuto, in modo irregolare direi, perché è una operazione non contemplata dallo statuto nazionale dell’ARI, anzi, in molti casi in contrasto. Comitati regionali stanno spingendo in tal senso sezioni provinciali sperando non so bene cosa e cercando di mettere il nazionale di fronte al fatto compiuto, ma certamente questo non aiuta a trovare una soluzione comune ma a creare eterogeneità e contrasti.

Mi risulta esserci una commissione nazionale per la valutazione della rielaborazione dello statuto, ma non mi sembra abbia fatto riunioni o proposto soluzioni o perlomeno individuato i problemi principali da affrontare.

Del resto l’organizzazione nazionale non può essere ignorata. Se volgiamo essere presenti e pesare a livello internazionale, non possiamo frantumarci in signorie e ducati, ma dobbiamo fare fronte comune per poter dialogare con la IARU, con lo Stato e con le associazioni degli altri paesi.

Insomma, occorre essere presenti sia a livello nazionale che a livello locale.

Non può funzionare il ‘fai da te ’ o il far fronte all’esigenza del momento con soluzioni approssimate. E’ facle fare danni, difficile è correggerli. Ho già sentito sezioni che si sono spaccate con statuti, magari fatti in nome del volontariato e dell’ARI-RE, per cosa poi? Per fare qualche soldo con assistenze a manifestazioni, gare ciclistiche, incontri musicali ed altro, per poi vedere invidie e ripicche fra soci che producono reddito e quelli che si occupano solo di radio? Non c’è nulla di male in queste attività, ma non devono e non possono portare a lacerazioni e divisioni. Il nostro hobby è già difficile così senza prenderci a calci fra di noi.

Cosa fare allora? Non ho soluzioni geniali, ma il problema c’è e fintanto che non ne prenderemo piena coscienza ci autodistruggeremo o verremo emarginati.

Non sono un legale e non sono pratico di statuti, mi sto solo ponendo il problema.

Mi va di immaginare una sorta di federazione, con le sezioni locali che possono dotarsi di uno statuto proprio, conforme alle proprie necessità e peculiarità, ma che si riconoscono ed aderiscano ad una entità nazionale a cui delegare i grandi temi, la rappresentanza in Italia e all’estero e che fornisca i servizi globali, come Radio Rivista, l’assicurazione sulle antenne o le QSL. Una associazione nazionale con scopi ben definiti, non solo strettamente legati agli OM, ma soprattutto alla divulgazione della radio quale mezzo sociale e tecnologico. Scopi che devono essere fortemente condivisi come punto di unione di noi OM Italiani.

Quindi uno statuto autonomo locale, per una agevole rappresentanza dei propri interessi, ma legato a doppio filo con una struttura nazionale, pienamente riconosciuta, con dirigenti che derivano dalle volontà locali e a queste devono rispondere. Pensiamo ad una società dove i soci sono le singole entità locali.

A questo punto nulla vieterebbe agli OM particolarmente interessati alla protezione civile o ai contest, o a che altro di raggrupparsi in modo a loro congeniale e nulla vieterebbe di affiliare quelle associazioni di radioamatori che ora son esterne all’ARI.

Non sono avvocato, non ho titoli per elaborare uno statuto, posso solo illustrare la mia idea, forse una utopia, ma occorre sensibilizzarci in merito, non delegare sempre tutto a chi ci governa, dare il nostro contributo e spingere in una direzione con il nostro diritto di soci. Non contro, ma a favore di qualcosa.

 

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Commenti

Concordo con le idee espresse

Concordo con le idee espresse, che sono poi anche le Mie, e mi associo all'appello.

Buon Ferragosto de iw2fnd, Lucio.

 

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